Solidità finanziaria, capacità di generare cassa e pagare dividendi generosi. Ecco le tre caratteristiche che deve avere l'azione del «perfetto cassettista» secondo Pio De Gregorio, capo della ricerca di Centrobanca (gruppo Ubi). Che in quest'intervista fornisce anche delle indicazioni sulla selezione dei titoli.
Chi è per lei un investitore cassettista?
È una persona che acquista delle azioni e le mette, appunto, nel cassetto per almeno tre anni.
Quali sono le tre caratteristiche principali di tali azioni?
Innanzitutto solidità dal punto di vista finanziario che si traduce in forte patrimonializzazione e basso indebitamento.
E le altre due?
Capacità di generare cassa e dividendi generosi. Da quest'ambito, al momento escluderei il settore finanziario.
In blocco o fa salvo qualche titolo?
Fra le banche italiane, per il cassettista, indicherei IntesaSanPaolo: è ben capitalizzata, forte radicamento sul territorio e, in prospettiva, ha ancora margini per tagliare i costi.
Mediobanca a 9 euro?
Il valore di Mediobanca è legato al portafoglio di partecipazioni, quindi Generali. Preferisco quest'ultima.
Abbandonati i panni da cassettista, nel breve dove indirizzerebbe il suo interesse?
Sicuramente sul settore delle utilities, in funzione puramente difensiva alla luce dell'incertezza sullo scenario macroeconomico e dei rischi di escalation provocati dalle tensioni geopolitiche.
Qual è l'effetto Georgia sul prezzo del petrolio?
Nella situazione precedente le tensioni georgiane, il prezzo del greggio poteva raggiungere un livello inferiore ai 100 dollari il barile.
E ora?
Nel nuovo scenario si dovrebbe stabilizzare in area 110-115 dollari. Pertanto nei prossimi tre/sei mesi non ritengo che la diminuzione del prezzo del petrolio possa rappresentare un elemento di spinta per i mercati azionari internazionali.
Troppa incertezza per gli investitori?
Proprio così, le tensioni nel Caucaso sono un fattore di incertezza di cui avremmo fatto tutti a meno. E che spinge gli investitori a preferire i titoli governativi alle azioni.
Scenario a tinte fosche per le Borse allora?
In realtà i mercati azionari scontano una riduzione degli utili, escluse le banche, nell'ordine del 15 per cento. A mio parere si tratta di una ipotesi ragionevole. Se invece la contrazione degli utili fosse maggiore, allora si creerebbero le condizioni per una discesa ulteriore dei mercati dai livelli attuali.
Previsioni?
A meno di brutte notizie oltre quelle già note, il potenziale downside (discesa, ndr) dei mercati azionari dovrebbe essere limitato a un 5 per cento.
Quando potremo cominciare a parlare di ripresa?
Fine 2009. Una ripresa che sarà trainata dalla stabilizzazione del settore bancario e dal rientro delle tensioni inflazionistiche, oltre a una minor volatilità valutaria e dei tassi di interesse.